5 aprile 2014 - ore 17.30
Salone delle Feste della Società Operaia
Muro Lucano
Presentazione del libro "Lo scettro del Re" di Rosanna Filomena ed
Edigrafema Editore
La violenza contro le donne si esprime
in varie forme, ognuna delle quali lede la personalità, la salute
mentale e fisica di chi la subisce. Nelle piéces, ognuna delle
protagoniste, si mostra nella consapevolezza del male subìto, sfinita,
stanca, deformata nell’essere; ma anche forte, capace di controllare –
almeno nella ragione – l’incedere nefasto della sopraffazione.
“Lo scettro del re” (Edigrafema Editore), l’opera che racchiude le
nuove quattro pièces teatrali di Rosanna Filomena dedicate al tema del
femminicidio. L’introduzione è di don Marcello Cozzi, vicepresidente
nazionale Libera, e la prefazione di Carlo Fanelli, docente di
Drammaturgia ed Estetica del Teatro all’Università della Calabria. In
copertina il dipinto realizzato per la pubblicazione dal maestro Gaetano
Dimatteo, artista da sempre sensibile a questo tipo di problematiche
sociali.
Le protagoniste Sofia, Marsela, Ester e Gisele, volti deturpati,
abbrutiti, sfiniti raccontano in scena il dramma troppo spesso
silenzioso dei maltrattamenti sulle donne. L’autrice, col sapiente uso
del non detto e della non punteggiatura, celebra il riscatto di ognuna
di esse che si realizza attraverso una lucida presa di coscienza della
realtà. Perché il divenire, risucchiato sulla pelle, non mostri solo
aridi solchi, ma fecondi segni di un tempo non completamente avaro.
Sono 130 le donne uccise in Italia nel 2013, ma sono molte di più
quelle moralmente annientate e costrette a rinunciare ad un ruolo
sociale. “No. Non è fantasia. Non è una rappresentazione teatrale. E
neanche il racconto favolistico di paure ancestrali che in qualche modo
bisogna esorcizzare” sottolinea don Marcello “è il racconto di un regno
senza re, di un re senza scettro e di uno scettro che deturpa il volto
di tante, troppe donne. È la descrizione nuda e tragica di un inferno
che spesso ci cammina a fianco e si consuma nella porta accanto senza
rendercene conto, talvolta nell’indifferenza, o, peggio ancora, nella
convinzione che tutto sommato sia un’esagerazione”.
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